Finalmente arrivammo al porto di Halifax nel Québec. Saremmo potuti sbarcare a New York, ma le leggi lo impedivano poiché almeno per me era il primo viaggio. Ci aspettava così un altro lungo tragitto, questa volta in treno. Durò due giorni; ci sistemarono in piccoli scompartimenti per due, con delle sedute frontali in legno non certo confortevoli. Di notte, dormivamo con i vestiti, facendo delle valigie i nostri cuscini. Tutto il giorno, invece, abbracciata a mio marito, guardavo fuori dal finestrino e, non vedendo che foreste, laghi, tronchi di alberi che rotolovano nei fiumi e qualche piccolo cimitero, chiesi a mio marito: <è questo il Canada?>. Ecco, questa fu la mia prima impressione di quella terra.
Mio marito mi sorrise e mi rispose: <aspetta di vedere Toronto, ti piacerà!>.
Quando scendemmo dal treno, ad aspettarci c’erano dei nostri conterranei, paesani come li chiamiamo noi, con i quali mio marito aveva rapporti cordiali e presso i quali aveva vissuto fino ad allora pagando una somma che comprendeva vitto e alloggio.
Mille e più i pensieri che mi passavano per la mente nel percorrere quel tragitto che dalla stazione ci portò a casa di quella famiglia, con la quale avremmo condiviso tanti momenti della nostra vita. Non avevo mai visto nulla di simile. Grandi strade, case in legno come quelle delle bambole, parchi e giardini, fabbriche e grandi negozi.
I nostri “paesani”, unico riferimento in quella terra straniera, ci accolsero nella loro casa, concedendoci la loro stanza per la nostra prima notte in quel posto così lontano da casa.